Change Onlus

Missione Change ETS - Humanitas

Sono arrivati Lucia, Laura, Benedetta, Elena, Giuseppe ed hanno raggiunto Ampefy per iniziare la loro avventura insieme ad altre due volontarie dell’Università Statale di Milano al 4° anno, Anna e Giulia

gruppo Humanitas più due volontarie Volontari e personale di Ampefy

 

preparandosi ad iniziare la giornata, ciascuno in un servizio differente

attività al Centro con i medici locali Dr Miora e Dr Denis

 

osservando un parto cesareo, prima esperienza per tutti loro, come lo è stato assistere ad un parto normale con ore di travaglio

 

prepararsi al dèpistage facendone un momento di gioco

attività di dépistage nei villaggi ma anche di gioco con i bambini

attività di dépistage nei villaggi ma anche di gioco con i bambini

 

momenti affettuosi

momenti affettuosi

 

attività di educazione alimentare nei villaggi con “la Démonstration culinaire”,

condividendo la preparazione e poi il pranzo con tutto il villaggio

 

attività di educazione alimentare nei villaggi con “la Démonstration culinaire”,

condividendo la preparazione e poi il pranzo con tutto il villaggio

 

condividendo una partita di basket

con iragazzi di Ampefy

selfie in aeroporto per la partenza

 

dopo tre settimane di impegno a conoscere un mondo e una realtà diversa, un approccio alla vita, all’indigenza, alla malattia davvero molto differente rispetto quella a cui sono abituati… Ma lasciamo a loro alcuni commenti, su cosa hanno trovato, hanno sperimentato, difetti e pregi di questa esperienza con Change , che sono esplicativi come le fotografie, forse di più!

 
Elena ci ha scritto:
Queste settimane sono state per me una buonissima opportunità di ‘allenamento’, non avendo molta esperienza clinica. La scarsa disponibilità di mezzi diagnostici è stata inizialmente davvero frustrante, e anche la barriera linguistica mi ha messo molto in difficoltà. Tuttavia ho sicuramente imparato a ragionare di più e a sfruttare al massimo le risorse disponibili per cercare di aggirare gli ostacoli maggiori, o quanto meno provarci……
Consiglierei questa esperienza senza alcun dubbio, sia a colleghi studenti come me, sia a colleghi già laureati. Permette di crescere dal punto di vista professionale ma soprattutto dal punto di vista personale, dando la possibilità di vivere in una realtà totalmente diversa da cui si impara davvero molto, a partire dalla convivenza con i colleghi a casa MAP, per passare poi alla vita al Centro e soprattutto la vita di tutti i giorni, a contatto con una cultura nuova e tutta da scoprire. Penso che l’esperienza possa essere di grande aiuto per ritrovare la motivazione a studiare che a volte può capitare di perdere, e per questo spingerei Humanitas per trovare metodi di ‘selezione’ alternativi alla media dei voti. Si parte con l’aspettativa di dare qualcosa (e spero di poter dare di più in futuro!) ma si riceve più di quanto si possa immaginare


Benedetta :
Tutto il personale è sempre stato disponibile a spiegare a noi volontari tutto ciò che facevano. Essere così a contatto con loro è stato fondamentale non solo dal punto di vista professionale, ma anche culturale, perché erano sempre disponibili a chiarire i nostri dubbi su Ampefy, la sua popolazione, le usanze e i costumi. Ho trovato medici e infermieri che riescono a gestire casi molto difficili e complicati nel migliore dei modi, utilizzando i mezzi a loro disposizione, con impegno e professionalità. Tuttavia in alcune situazioni, soprattutto nelle emergenze, le risorse a loro disposizione purtroppo non erano sufficienti.
Dal punto di vista umano e culturale ho conosciuto persone e situazioni che mi hanno fatto molto riflettere, per esempio le condizioni di vita a cui sono abituate tante persone ad Ampefy e nei villaggi. Sicuramente vorrei tornare a fare altre esperienze del genere soprattutto quando avrò più competenze da poter mettere a disposizione e poter dare un reale contributo


Lucia :
Personalmente penso di essermi portata a casa bellissimi ricordi, e una maggiore consapevolezza di quella che è la realtà quotidiana del Madagascar. Nonostante sia molto diversa rispetto alla nostra, ne sono rimasta affascinata, anche grazie alle persone che abbiamo conosciuto, che ci hanno guidato alla scoperta di questo mondo. Spero di aver lasciato a mia volta qualche bel ricordo, e magari anche qualche spunto di riflessione per i dottori, per le prossime volte che visiteranno pazienti simili a quelli che abbiamo visto insieme!
Oltre all’arricchimento professionale, penso che questa esperienza porti anche un enorme arricchimento umano, dato che si ha la possibilità di interfacciarsi con realtà completamente diverse dalle nostre


Laura :
Unica pecca che rimarco anche in questo rapporto (come in quello compilato durante la missione) è talvolta il disordine trovato in certi ambienti (e.g. in pronto soccorso, dove è capitato che cercando strumenti nei loro appositi cassetti in realtà si trovassero da tutt’altra parte). Il personale che ho incontrato in ospedale è quasi sempre risultato accogliente e pronti a spiegarmi come svolgono il loro lavoro, aiutandomi anche a capire certi meccanismi operativi che sono diversi da quelli seguiti in Italia.
Tra le cose che penso di aver portato a casa sicuramente è la capacità di adattarsi in situazioni di lavoro non sempre ottimali e anche in mancanza di strumenti che per noi a volte possono anche sembrare scontati


Giuseppe :
casa MAP era un’oasi felice all’interno di Ampefy, che aiutava a staccare la spina soprattutto dopo giornate intense e difficili (sia fisicamente sia emotivamente). L’ospedale ben organizzato e ben tenuto. Alcuni suggerimenti potrebbero essere: migliorare le connessioni tra le strutture (e.g., passerelle per sedie a rotelle), aggiungere test quali EGA, sfruttare al meglio gli spazi e il materiale all’interno del magazzino. Penso di aver portato a casa più che lasciato: sicuramente ho imparato una cultura e uno stile di vita totalmente diverso da quello occidentale che mi ha offerto diversi spunti di riflessioni. La filosofia del ‘mora mora’ (piano piano) e la loro esperienza di vita dopo la morte mi hanno spinto a provare di modificare come vivo la mia routine qui in Italia. Ho visto approcci nuovi a problemi che in Italia non sono più presenti e come la semeiotica possa essere davvero utile quando mancano gli strumenti hi-tech a cui siamo abituati. E, a proposito di tecnologia, questo viaggio in Madagascar è stato un grande detox. Ho lasciato la promessa di tornare, durante la specializzazione quando potrò offrire di più di quanto posso ora

 


Ecco questi solo brevi frasi che abbiamo estrapolato dai loro report di fine missione, perchè Change ETS lo richiede a ciascun volontario, scrivere in modo sintetico la propria esperienza e di inviarcela a fine missione. Per noi questi report sono sempre spunto di riflessione e di miglioramento sulla nostra attività, e sono anche sostegno alle nostre fatiche


Grazie ragazzi, noi ci auguriamo che diventerete medici “bravi, preparati e umani”, medici di cui il mondo ha bisogno.
Grazie Humanitas-Hunimed per aver dato fiducia alla nostra Associazione affidandoci i propri studenti per questa esperienza, speriamo che questa collaborazione possa crescere e portare reciproche soddisfazioni


E dopo Lucia, Laura, Elena, Benedetta e Giuseppe sono arrivati e ancora presenti altri sette studenti del 4°-5° anno, sono Anna, Benedetta, Giulia, Lorenzo, Nausica, Matilde e Luca….ma di loro ne parleremo un'altra volta


Alla prossima

 

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