Change Onlus

Simone et Lorenzo

Madagascar: riflessioni su una terra tanto sconosciuta (a noi) quanto meravigliosa

 

“Senti Lollo, a te andrebbe di fare un’esperienza di volontariato in Africa?”

“Mah sai che ci ho sempre pensato, ma non so bene come si possa fare, per me comunque ci starebbe un sacco.”Intanto mi presento, o meglio, ci presentiamo: siamo Simone e Lorenzo, due studenti di medicina del 6 anno e tutto ebbe inizio così, poco più di un anno fa. Da quel giorno ci siamo ritrovati all’aeroporto di Malpensa, in una calda sera di luglio, per prendere quel volo che ci avrebbe portato in una terra a noi totalmente sconosciuta (o quasi): il Madagascar.

 

Avevamo chiesto informazioni a chi era sul posto (alla sempre disponibilissima Claudia), al presidente di Change onlus, il Dott. Mazza e avevamo fatto ricerche anche su internet, ma non puoi spiegare un luogo così a parole.

 

Giungiamo dopo circa 24 ore di viaggio all’ospedale di Ampefy, troviamo ad accoglierci Claudia e il Dott. Pincini, il direttore dell’ospedale e la prima cosa che notiamo è il clima serale “frizzantino” e l’assenza di zanzare: bene, uno dei nostri maggiori timori è sfatato!

 

I primi giorni sono stati di ambientamento: capire gli orari, gli spazi a disposizione, l’organizzazione dell’ospedale non è cosa semplice, ma in poco tempo riusciamo ad orientarci bene ed iniziamo le attività vere e proprie: affianchiamo i medici locali nelle visite, aiutiamo in piccoli interventi chirurgici, assistiamo le ostetriche nelle visite e nei parti, diamo una mano con i prelievi…inoltre abbiamo aiutato a far avviare il programma informatico dell'ospedale.

 

Affiancando i vari specialisti, cerchiamo di capire come lavorano, di cosa hanno bisogno. Abbiamo avuto la fortuna di affiancare l’equipe della nutrizione, formata da preparatissimi ragazzi della nostra età i quali ci hanno portato in luoghi dove la povertà e la fame si fanno sentire più che mai: questi ragazzi forse svolgono il compito più importante e insieme più arduo, cioè seguire i bambini malnutriti e distribuire farine arricchite per tentare di risolvere la loro condizione di grave malnutrizione.

 

Passato il primo periodo, non solo l’ospedale e il suo recinto era diventata casa nostra, ma tutto il villaggio di Ampefy: se in un primo momento avevamo un po' di timore nell’uscire dal nostro “piccolo recinto”, piano piano abbiamo imparato a scoprire il mondo che ci circondava.

 

Ecco, se mi chiedessero che consiglio darei a chi si reca in questi luoghi, uno solo mi balena per la mente: viveteli. Ma viveteli non in modo occidentale, scardinate dalla testa i vostri concetti di vita, avrete tempo di recuperarli in fretta quando tornerete.

 

Vivete la strada, i mercatini, i venditori di Nem (involtini Malagasi), di frittelle, di Yogurt…vivetevi le persone, le loro feste e tradizioni (se avrete la fortuna, l’onore di poterne fare parte).

 

Il volontariato parte dalle persone, non dalle abilità, che servono e sono utilissime, ma spesso scherzare coi bambini, fermarsi a parlare con un anziano, sorridere a una madre, offrire una birra a dei ragazzi della tua età che, per ragioni economiche, non possono permettersela, fa molto, ma molto di più.

 

Che dire in conclusione, ritagliarsi del tempo nelle nostre vite frenetiche per vivere questa esperienza è stata una delle scelte migliori che abbiamo fatto. E a chi ci dice “Ma non sei andato in vacanza quest’anno?” “Certo! Sono andato in vacanza dall' “Occidente”!

 

PS: una menzione speciale va al nostro Hery, abile autista, traduttore, tuttofare, ma soprattutto grande uomo e indimenticabile compagno di viaggio, a Claudia, sempre presente e disponibile e ai ragazzi dell’ospedale, non solo colleghi, ma anche e soprattutto amici.

 

Simone e Lorenzo

 

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